Baristi e ristoratori: «Sulle mascherine chiediamo libertà di scelta»
In breve
Il “protocollo condiviso” tra sindacati e associazioni di categoria attualmente prevede l’obbligo per tutti i lavoratori, ma secondo l’APPE i tempi sono maturi per lasciare al datore di lavoro la facoltà di decidere.
...«Crediamo sia giunto il momento di rivedere la regola sull’uso delle mascherine da parte dei lavoratori dei pubblici esercizi, lasciando libertà di scelta al datore di lavoro, sulla base dell’effettivo livello di rischio di contagio».
È una richiesta precisa quella che Erminio Alajmo, Presidente dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) di Padova rivolge alle istituzioni e parti sociali, che nei prossimi giorni dovrebbero rivedersi per aggiornare il protocollo condiviso sulle regole da rispettare nelle aziende.
«Come ogni anno – prosegue Alajmo – la diffusione del virus nel periodo estivo precipita in modo drastico e moltissimi esercenti ci chiedono perché debbano ancora utilizzare le mascherine nei luoghi di lavoro, soprattutto in considerazione delle alte temperature, che rendono difficoltoso indossarla per tante ore consecutive».
L’APPE sottolinea come molti titolari incontrino difficoltà nel far rispettare la norma ai propri collaboratori, in particolare per coloro che lavorano distanziati gli uni dagli altri, in ambienti ampiamente aerati o senza contatto con il pubblico.
«Effettivamente – conferma Alajmo – molti dipendenti, come ad esempio i camerieri che lavorano all’aperto, ci chiedono come mai rimanga ancora obbligatorio l’uso della mascherina, che ormai è divenuta facoltativa quasi ovunque».
Secondo l’Associazione che a Padova e provincia rappresenta circa 1.500 dei 3.000 pubblici esercizi, sarebbe più efficace lasciare al datore di lavoro l’individuazione di quali siano le figure obbligate a indossare la mascherina ed eventualmente in quali momenti della giornata.
«Il titolare – prosegue il Presidente – avvalendosi anche del supporto del medico del lavoro, del responsabile della sicurezza e dei rappresentanti sindacali, potrebbe definire, tanto per fare un esempio, che un barista debba indossare la mascherina al mattino presto, quando ci sono molti clienti per la colazione, ma non per il resto della giornata, quando l’afflusso di clientela è decisamente minore».
L’auspicio, che è anche un invito alle parti coinvolte (Ministero del lavoro, organizzazioni sindacali e confederazioni di categoria), è che si giunga presto a una riforma del “protocollo condiviso”, introducendo maggiore flessibilità alle aziende.
«Siamo certi – conclude Alajmo – che, dopo due anni e mezzo di pandemia, i titolari e i dipendenti siano pienamente in grado di definire quali siano i contesti in cui sia necessario mantenere indossata la mascherina e quali, invece, consentano di toglierla, anche per creare, con un sorriso mentre si porge una pietanza o un caffè, il giusto clima di accoglienza ai consumatori».
Qualora dovessero esserci novità circa l’uso della mascherina, che attualmente rimane obbligatoria nei posti di lavoro, compresi i pubblici esercizi, gli esercenti associati saranno informati con le consuete modalità di comunicazione (sito web, canali social, servizio messaggistica istantanea WhatsApp).